“Tu però forse non sai che la zona dei trulli ad Alberobello è stata dichiarata monumentale, né più né meno che la passeggiata archeologica di Roma. Ma io ad Alberobello, di memorando, di eccezionale, di veramente monumentale non ci ho trovato che la laboriosità dei contadini e degli agricoltori.”

Tommaso Fiore a Piero Gobetti

ORIGINI DELLE MASSERIE PUGLIESI

La storia delle masserie pugliesi è indissolubilmente legata alla storia rurale del luogo. Ciascuno spazio di queste antiche costruzioni era progettato per uno scopo legato al tipo di produzione della masseria stessa (cereali, olive, viti, prodotti caseari ecc.). Tali destinazioni operative hanno subìto delle variazioni nel corso del tempo, causando notevoli modifiche all’assetto originario degli edifici. Nel periodo svevo angioino esistevano i cosiddetti “maestri massari” ai quali era demandato il compito di redigere un inventario dove enumeravano i beni di ciascuna masseria regia e il loro stato, la quantità degli animali e la loro potenzialità lavorativa, i prodotti per la semina ecc. Questi inventari costituiscono oggi dei preziosissimi documenti: raccontano la storia delle masserie di Puglia come “fabbriche rurali” che, come dice Luigi Mongiello, testimoniano il rapporto intercorso per secoli tra uomini, lavoro agricolo e produzione.

BIBLIOGRAFIA
Luigi Mongiello, Le Masserie di Puglia, organismi architettonici ed ambiente Territoriale, Mario Adda Editore, Bari 1984
Tomaso Fiore, Un popolo di formiche, Palomar Edizioni, Bari 2001

COM’ERANO LE MASSERIE PUGLIESI DI UN TEMPO

Esiste una casistica molto variegata di masserie in Puglia, soprattutto dal punto di vista architettonico. Le tre province di un tempo – Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto – sono disseminate di costruzioni diverse per grandezza e possibilità produttive: si va da “modeste dimore composte da due vani, con improvvisati recinti per l’allevamento del bestiame” a “strutture modulate tramite l’assemblaggio di tutta una infinita e appropriata gamma di addendi: le abitazioni, l’aia, le stalle, lo jazzo, gli ambienti per il deposito delle derrate, per il deposito delle sementi, per il deposito degli attrezzi, la cantina, il trappeto, le cisterne, il forno, la chiesa, il pollaio, l’orto, l’agrumeto, il fienile, i granai, eccetera”*. Nelle masserie regie si trovavano sempre la curtis, prevalentemente destinata all’allevamento dei gallinacei e dei suini e parziale integrazione degli spazi diurni delle abitazioni, la domus, residenza dei proprietari e degli abitanti della masseria, e Il casalinum, che fungeva da deposito, stalla ecc.

La tipica costruzione con chianche assestate a cerchi concentrici – il trullo – caratterizza in modo univoco le nostre masserie. La presenza di edifici molto simili in Camerun e in Siria eretti in tempi più recenti dimostra la diffusione di un modello che ci ha resi famosi nel mondo.

LE MASSERIE STORICHE A OSTUNI E NEL SALENTINO

Anche nella zona Ostuni abbiamo un trullo sovrano, ovvero con due piani (il “subbrane” è, nel dialetto locale, l’alloggio al primo piano): questa magnifica costruzione, unica nei dintorni e che non ha niente da invidiare alla più nota ad Alberobello, appartiene alla masseria Satia, costruita nella metà del sec. XVII. La masseria Carestia, invece, risale al XVIII secolo ed è chiamata così per l’aridità del suo terreno. Circondata da un lungo muraglione, contiene anche una chiesetta e una piccola collezione di antiche carrozze.

Il Salento è ricco di edifici storici, prevalentemente di epoca barocca, e di luoghi di interesse da visitare. Per sapere dove andare partendo dalla masseria Olère scopri cosa c’è nei dintorni.

IL RECUPERO DELLA TRADIZIONE DI PRODUZIONE E OSPITALITÀ NELLE MASSERIE

La masseria Olère nasce con l’obiettivo di ritrovare quella vitalità essenziale delle origini. Negli anni ’80 del secolo precedente i rilievi e le foto presenti nei libri degli studiosi locali raccontano una storia di decadenza e immobilismo da cui si può uscire restituendo a trulli e masserie il ruolo di protagonisti in un incantevole paesaggio antropizzato, vivo e variabile. Un paesaggio agrario, pulsante dell’energia laboriosa del suo “popolo di formiche”. L’innovazione tecnologica della masseria 2.0 è volta al recupero dell’esperienza rurale e rende possibile la com-presenza dell’attività di accoglienza turistica: la “nostra” nuova prospettiva di vita legata alla terra per una nuova animazione del paesaggio pugliese.

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